Quanto deve guadagnare un traduttore per vivere bene?

50 - 60 mila euro 

Una domanda (e una risposta!) suscettibile, senz’altro, di avviare una discussione pressoché infinita. Guadagnare “bene”, “male”, “adeguatamente” ecc. sono concetti estremamente soggettivi. Dipende da svariati fattori, ovviamente.

Anni fa in una discussione sull’argomento in un forum per traduttori e interpreti, un collega ha presentato quello, secondo lui, era un reddito minimo adeguato per un freelance, ovvero 50-60 mila euro (soglia minima), con tanto di calcoli alla mano, tenendo conto dei seguenti fattori: 

  •   costo della vita (nelle principali città italiane)
  •   pressione fiscale (in Italia)
  •   costi fissi (assicurazioni, commercialista, bollette)
  •   costi di gestione
  •   investimento in formazione
  •   attrezzature di lavoro
  •   piani di previdenza privata 

Qualcuno dirà che si tratta di una chimera per il freelance che lavora con coppie linguistiche “comuni”, come l’inglese, spagnolo e italiano, piuttosto inflazionate. Altri invece credono che questo sia addirittura insufficiente se teniamo conto di tutti questi fattori, anche perché, diciamolo, quanto effettivamente rimane nelle nostre tasche una volta tolte tutte quelle voci sopra, peraltro fondamentali? La verità è che la vita diventa sempre più cara, e purtroppo, i vari sistemi nazionali offrono poca tutela ai lavoratori autonomi. 

In vista di tale insicurezza e fragilità della condizione del freelance, altri fattori che dovrebbero essere tenuti in considerazione sono:

  •   i periodi di “fermo”, ovvero, i momenti in cui ci sono pochi progetti e quindi pochi soldi che entrano;
  •   eventuali malattie;
  •   le ferie;
  •   fare una famiglia;
  •   i regimi fiscali. 

Soffermiamoci su quest’ultimo aspetto, ovvero, quello del regime fiscale. Ogni anno vi sono novità in materia di fiscalità, però di solito ci sono dei tetti fissi di fatturato entro i quali si offrono vantaggi e sgravi. Di norma 30 mila euro è una di queste soglie. Il problema è che, dopo qualche anno e un attento lavoro di ricerca e marketing, si può superare questa soglia. Se si supera di poco, puntualmente ci sentiremo dire dal nostro fiscalista: superare di poco la soglia “minima”, non conviene, assolutamente no. La pressione sulla classe media e sui redditi considerati “medi” è piuttosto elevata.  

Il rimedio a questo problema? Avere un fiscalista davvero competente e che conosca il nostro settore. Un buon commercialista ci saprà aiutare a prevedere situazioni complesse e a trovare le migliori soluzioni alle mille insidie che le questioni tributarie possono rappresentare.

Obiettivo di fatturato 

Bisognerebbe avere un obiettivo di fatturato annuale, calcolato in base ai propri bisogni e aspirazioni. Per raggiungerlo, uno dei passi secondo me importanti è quello della quantificazione del valore nostro tempo. Quanto dovrei guadagnare all’ora e quante ore devo lavorare a settimana per arrivare alla mia meta? La risposta a questa domanda è fondamentale, anche per stabilire un nostro tariffario. 

Dato che la discussione menzionata al primo paragrafo risale al lontano 2009, ecco un'idea di come fare i calcoli ipotizzando un reddito annuo di 65.000,00 (aggiornato): 

  •       Settimane di lavoro lungo l’anno: 46 (tenendo conto di vacanze, malattia ed eventuali periodi di inattività forzata)
  •      Ore di lavoro a settimana (media): 32
  •      Tariffa media oraria: euro 44,00
  •       Produzione parole all’ora: 400

Risultato: tariffa a parola: 0,11 per raggiungere i 65 mila di fatturato.  

Anzi, no. E chi pagherà tutte quelle ore di ricerca clienti, la creazione di contenuto per attirare l’attenzione di committenti e il tempo dedicato alla fatturazione? Una tariffa a parola deve coprire anche le ore di lavoro dedicate a tutte quelle attività diverse dalla traduzione stessa (contabilità, marketing, gestione clienti ecc.)

Tariffa a parola ideale: c. 0,13 

Ma questa tariffa presenta due problemi:

1)    per molti traduttori tale tariffa è molto difficile da praticare;

2)    riuscire ad avere un flusso di lavoro costante per coprire tutte le 46 settimane (abbiamo comunque già lasciato un “margine” di 6 settimane off all’interno di un anno tipo).

Possibile rimedio:

1)    Aumentare la propria produzione oraria. Come?

a)    sfruttando appieno le potenzialità del proprio CAT tool;

b)    aumentando il livello di concentrazione durante il lavoro;

c)     ottimizzando il proprio processo traduttivo e specializzandosi in alcuni pochi settori.

2)    Trovarsi (anche pochi) clienti diretti ai quali è possibile applicare tariffe più elevate, in modo da compensare eventuali tariffe un po’ al di sotto di quella ideale praticate con le agenzie, che in cambio però, possono offrire una certa regolarità.

3)    Diversificare la gamma di servizi offerti, tenendo sempre conto di una tariffa minima all’ora in base alla nostra produzione personale, puntando su servizi come la transcreation e certe nicchie di mercato. 

Conclusione

Anche se è importante, anzi, essenziale, stabilire una tariffa a parola, condizione tra l’altro imposta dal settore, per riuscire a vederci chiaro e a raggiungere i propri obiettivi per me la tariffa oraria è ancora più importante. Basandoci esclusivamente su una banalissima tariffa a parola i conti non tornano mai. Dovremmo fissare una fascia tariffaria a parola, e soprattutto delle tariffe orarie

Va da sé che quelli sopra sono calcoli approssimativi che tengono conto del fatturato ideale suggerito dal collega di cui sopra, e non ha la pretesa di assumere un ruolo di universalità. La verità, però, è che ogni freelance deve calcolare le sue tariffe e i suoi obiettivi secondo le sue aspettative e bisogni personali, altrimenti subirà sempre e comunque la scelta degli altri. Quindi occhi all’orologio, traduttori e traduttrici!