La Bossa Nova e la Localizzazione

Cosa accomuna la Bossa Nova e la localizzazione?

Di primo acchito, niente. Questo fascinante stile di musica brasiliano, noto in tutto il mondo, vanta milioni di appassionati, sia tra i lusofoni che fra le persone non aventi il portoghese come lingua madre.

Di solito è più bello ascoltare una canzone in lingua originale, o no? A me sembrava una questione piuttosto ovvia, ma non sempre è così. Anche le canzoni tradotte possono essere molto belle. Anzi, scusatemi, riscritte. Vi è un delicatissimo lavoro di ricreazione dietro. Nel presente articolo, vorrei parlare un po’ di questi aspetti al suono di Aguas de Março. Una bellissima canzone il cui autore è il grande Tom Jobim, una delle figure di spicco della Bossa Nova.

La canzone è stata poi ripresa in molte lingue, tra cui l’italiano, inglese e francese. Vorrei soffermarmi su alcuni aspetti rilevanti ai fini della localizzazione e della traduzione in generale.

Alcuni elementi del testo originale

Il testo originale in portoghese parla della vita, di alcuni aspetti oserei dire quasi banali della vita, di un’ordinaria quotidianità, ma non pensate che si tratti di un testo semplice. In realtà non è strutturato su una narrativa, in realtà ne è totalmente privo; bensì presenta un elenco di immagini letterarie (ben 95!) e una sofisticatissima anafora (ovvero, le frasi iniziano sempre con “è”),

E il testo in italiano quali risorse e strategie ha operato in questo arduo compito?

Una breve parola di cautela, in realtà quello della musica è un mondo a sé e la presente non è la sede e non ha neanche la pretesa di trattare ogni aspetto di questo universo sconfinato. L’intenzione è far emergere alcuni spunti che ci possono essere utili.

In portoghese la canzona recita: “le acque (piogge) di marzo che chiudono l’estate”, riflettendo la realtà nell’emisfero sud. Per il pubblico brasiliano queste parole hanno un profondo senso, il mese di marzo rappresenta nell’immaginario popolare un vero e proprio spartiacque, un momento di transizione, la fine di qualcosa di estremamente bello e importante, l’estate, verso un periodo di normalità, la ripresa della quotidianità. Questo periodo piovoso porta con sé un senso di fine, una sensazione di dolce malinconia, un punto finale. Si dice spesso che in Brasile l’anno inizia effettivamente a marzo e non a gennaio. Anzi, no. Il cambiamento. L’estate rappresenta un periodo di esplosione, di profonda estasi per il brasiliano che culmina con il carnevale a febbraio, espressione della cultura di un popolo profondamente legato alla musica, alla festa, allo stare insieme, alla danza. Il caldo, il sudore, l’esplosione dei sensi. E poi tutto questo va scemando, verso un autunno che spazza via tutta quella esaltazione e dà luogo a una calma quasi triste, a una ripresa della routine, ma che è piacevole, è riconfortante. Il quotidiano nella sua ordinarietà fa parte della vita.

Aguas de Março è soprattutto un’ode alla vita.

La versione italiana: La pioggia di marzo

Torniamo alla versione italiana. Il testo italiano recita nel ritornello: “pioggia di marzo, è quello che è, speranza di vita...”. Semplicemente omette il riferimento alla fine dell’estate presente nella canzone originale, che tanto non avrebbe senso per il pubblico italiano. A marzo da noi è proprio il contrario, dato che siamo nell’emisfero nord. Abbiamo davanti a noi la primavera e la fine del buio e del freddo – dando spazio a un periodo bellissimo, di rinascita e caldo. La versione italiana si arrende alla complessità dell’originale; vi è, dunque, una palese perdita nella versione italiana rispetto all’originale. Cionondimeno, la versione italiana mantiene l’anafora. Quindi c’è stata una rielaborazione profonda del testo originale, ma l’elemento forse più determinante nella versione italiana è stata la preservazione della rima e del ritmo.

Versione francese: Les eaux de mars 

La versione francese invece ha operato una strategia più improntata sulla localizzazione, spingendosi oltre. La strofa originale che recita “le piogge che spazzano via (o chiudono) l’estate” in francese è stata resa così:  

C'est l'hiver qui s'efface, la fin d'une saison (è l’inverno che svanisce, la fine di una stagione)

C'est la neige qui fond, ce sont les eaux de Mars (è la neve che si scioglie, sono le acque di marzo)

E poi

C’est la saison des pluies (è la stagione delle piogge).

La perdita nel testo francese rispetto alla versione originale è stata minore se la confrontiamo a quella italiana. Quindi il riferimento per il pubblico francofono (europeo, almeno) è diametralmente diverso da quello brasiliano, dato che in Europa è la fine dell’inverno, del gelo. Il testo è stato riadattato, riscritto, come verificatosi in quello italiano. Anche se il punto di vista cambia radicalmente, il senso rimane, ovvero, la fine di una stagione, la promessa di vita, il senso di un nuovo inizio, di rinascita.

La versione inglese: Waters of March

È stato lo stesso Tom Jobim a scrivere la versione in inglese, dal titolo Waters of March, la quale mantiene la struttura e la metafora centrale del significato del testo. L’autore ha cercato a tutti i costi di evitare parole dalle radici latine; quindi, la versione inglese vanta più versi che quella originale in portoghese. È degno di nota, però, che la versione inglese ha mantenuto l’elenco degli elementi presenti in lingua portoghese, a differenza delle versioni in italiano e francese.

Eccolo qui il ritornello:

And the river bank talks of the waters of march

It's the end of the strain, it's the joy in your heart

Conclusioni:

Le presenti riflessioni evidenziano un elemento che potrebbe sembrare scontato ma non lo è per una traduzione o un riadattamento: l’importanza di suscitare le stesse emozioni e lo stesso impatto dell’originale. Mettersi nei panni del lettore, guardare con i suoi occhi, provare le sue emozioni, anche attraverso riferimenti culturali totalmente diversi. Attraverso la localizzazione, appunto.

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