Falsi miti sul lavoro dell'Interprete

Tranne casi più unici che rari, l’interpretariato di conferenza richiede obbligatoriamente una formazione specifica. Tradurre qualche frase al ristorante tra due persone che non parlano la stessa lingua non ci rende assolutamente degli interpreti, e nemmeno essere bilingue.

Mito

Giovanni ha fatto 6 mesi di Erasmus in Portogallo, quindi lo chiamo per far da interprete al meeting con i nostri clienti portoghesi.

Realtà

Giovanni non possiede un livello adeguato di portoghese specialistico per gestire un incontro ad alto contenuto tecnico-commerciale. Inoltre, per quanto possa essere “bravo” con le lingue, non dispone delle tecniche per riuscire a memorizzare gli interventi nelle lingue in questione e non conosce nemmeno le strategie di riformulazione e parafrasi necessarie per gestire problemi reali in uno scambio specializzato e veloce. Non conosce la tecnica di presa di note per svolgere un’interpretazione consecutiva adeguata.

Mito

Laura è bilingue, suo padre è italiano e sua madre brasiliana, quindi potrà interpretare in simultanea i discorsi al nostro congresso.

Realtà

Tradurre in simultanea è tra le professioni più complesse ed estenuanti che ci siano. Parlare praticamente allo stesso tempo che l’oratore, avendo cura di trasmettere tutte le informazioni che dice è qualcosa di davvero difficile e non si riesce se non si ha una formazione specifica. E non basta “solo” trasmettere le stesse informazioni, in modo fedele. Di per sé questa è già un’impresa. Ma questo è solo un aspetto del lavoro. Bisogna però farlo in modo naturale, dandone la giusta intonazione ed esattamente come lo farebbe l’oratore se parlasse la lingua del pubblico.

Laura dopo qualche secondo andrà in confusione, dovendo ascoltare la voce dello speaker e la sua, e avrà un sovraccarico mentale.

Laura non sa cosa può tagliare del discorso, come individuare in simultanea le idee principali, quelle secondarie e ancora quelle accessorie. Non ha le risorse per costruire frasi intelligibili e idiomatiche senza farsi distrarre dalla lingua in arrivo. Non sa neanche come gestire lo stress, come modulare la propria voce e come gestire lessici poco conosciuti o termini settoriali e/o specializzati nell’infimo lasso di tempo che ha disposizione.

L’interpretariato di conferenza è una professione che richiede moltissimo studio, formazione e addestramento. Questa è il primo di una serie di brevi articoli che trattano questo mestiere delle lingue così poco conosciuto e allo stesso tempo così affascinante.